L’istruzione ai tempi della crisi – breve analisi del bilancio dello Stato Italiano

serpentone-brescia2Le iniziative di volontariato, l’entusiasmo personale, l’impegno gratuito e accorato di tanti e tante, persone ed associazioni, che si occupano di infanzia e adolescenza, non possono prescindere dall’istruzione dei ragazzi e dalla loro crescita personale e culturale. L’istruzione scolastica è un pilastro fondamentale di questa crescita e proprio da questo presupposto nasce l’idea di fare “le pulci” al bilancio dello stato, per comprendere da vicino e senza propagande le risorse del sistema scolastico.

Dal 2010 fino al 2013 (tabella 1.1) sono stati tagliati complessivamente 3 miliardi 673 milioni e 261 mila euro: i maggiori tagli sono avvenuti nel 2011 con una diminuzione della spesa complessiva di 2 miliardi 190 milioni e 369 mila euro.

Entrando nel merito delle voci di spesa, si nota subito il pesante taglio di 134 milioni 194 mila euro per quanto riguarda l’istruzione prescolastica (fondamentalmente scuola dell’infanzia), e qui tutti si ricorderanno degli annunci continui sugli investimenti per gli asili e le scuole dell’infanzia, degli impegni solenni di qualsiasi politico, dalle elezioni comunali a quelle nazionali: il dato in definitiva, dimostra che complessivamente gli investimenti sono in diminuzione.

Un altro dato inquietante è la voce di spesa per il diritto all’istruzione, spesa che dovrebbe servire ad includere ed integrare nel percorso scolastico le fasce povere della popolazione con sussidi e agevolazioni. Questa voce nel 2011 è stata tagliata del 71,8% passando da 117 milioni a circa 33 milioni di euro per poi rimanere stabile nel 2012 ed essere tagliata ulteriormente nel 2013 arrivando a quasi 19 milioni. Il dato tende a prendere una piega quasi classista se confrontato invece con la spesa per le “istituzioni scolastiche non statali” (le scuole private), che pur subendo un taglio del 31,4% nel 2011, rimangono, in termini assoluti, grandemente finanziate: 410 milioni d’euro nel 2010 e 281 milioni dopo i tagli del 2011; confrontata con la spesa per il diritto all’istruzione nel 2013 si tratta di una cifra del 215% maggiore.

Pur essendo consapevoli che questi sono solo spunti di riflessione e che lo Stato ha bisogno di una razionalizzazione, non ci sembra una politica intelligente tagliare fondi ad un sistema scolastico già pesantemente provato e, ad esempio, intaccare pochissimo il bilancio complessivo a disposizione della macchina militare. Seppur con variazioni durante questi anni, salta all’occhio la fondamentale invarianza di capitale a disposizione della difesa: 18 miliardi e 575 milioni di euro all’inizio nel 2010 e 18 miliardi 567 milioni nel 2013. (tabella 1.2)

Oltre ad essere consapevoli che il taglio dei fondi determina difficoltà ad un sistema già in sofferenza, esso tende a moltiplicare in maniera esponenziale le difficoltà di insegnanti e genitori, continua a vedere alunni costretti a portarsi la carta igienica da casa, scuole che impongono il pagamento di tasse non obbligatorie sia per inerzia dei presidi che per necessità. Ci chiediamo allora, se davvero sia questo il modo di recuperare risorse per lo stato, se non sia più giusto diminuire un’ odiosa spesa militare in un paese che ripudia la guerra ma continua a tagliare il futuro dei nostri figli.

Lorenzo Moscariello

Tabella 1.1
istruzione

Tabella 1.2
difesa 2