Festa dei Bambini – Ludopia Arciragazzi

Senza titolo-1Giovedì 20 novembre a partire dalle 16 in occasione del 25° anniversario della ratifica da parte dell’ONU della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza il centro Arciragazzi Ludopia invita tutti, grandi e piccini, a festeggiare con noi.

Una giornata all’insegna dei diritti e del divertimento.
Il Centro offrirà una panoramica sulla convenzione con l’ausilio di cartelloni e proiezioni con l’intenzione di rendere più consapevoli bambini e adulti di cosa significa e di quanto è importante garantire nella vita di tutti i giorni i principi sanciti per tutti i bambini e ragazzi del mondo

Non mancheranno momenti più ludici di gruppo e di socializzazione e un piccolo bufet per tutti

Vi aspettiamo in via de marsico 3 (ex traversa da corbilia) a partire dalle ore 18.00

Corso gratuito di scacchi all’Arciragazzi “Ludopia”

A partire da giovedì 9 ottobre alle ore 18, e a seguire tutti i giovedì alla stessa ora, si svolgerà un corso di scacchi gratuito promosso da Arciragazzi “Ludopia” in via De Marsico 3 (già traversa Da Corbilia), Salerno

Gli istruttori, tutti di livello nazionale, accompagneranno i ragazzi in una graduale comprensione del gioco degli scacchi, dai primi passi fino alle tecniche più avanzate in un ambiente adatto ai giovani e giovanissimi ma non solo

Il corso di scacchi e tutti i laboratori di “Ludopia” sono pensati per promuovere un modo diverso di stare insieme, sviluppando creatività, sensibilità e intelligenza dei ragazzi che si avvicinano.

Il centro Arciragazzi “Ludopia” continua così un importante lavoro sul territorio, fatto di laboratori e attività tutte gratuite, rispondendo all’esigenza di socialità della città di Salerno

Vi aspettiamo!

 

Per informazioni: Arciragazzi Salerno 089 253694 – salerno@arciragazzi.com

Unione Europea: perché conta investire sui bambini

Le raccomandazioni per l’Italia contenute nell’ultimo rapporto europeo sulla povertà tra i minori
di Giulia Mallone da secondowelfare.it
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Povertà tra i minori ed esclusione sociale sono questioni ormai da tempo al centro delle politiche dell’Unione Europea. Il 20 febbraio 2013 la raccomandazione della Commissione europea “Investing in children: breaking the cycle of disadvantage” ricordava che nella maggior parte dei Paesi membri i minori sono più a rischio di povertà ed esclusione sociale del resto della popolazione, e per questo vanno tutelati in primis come individui ma anche mediante il supporto all’intero nucleo familiare. Un obiettivo, quello della tutela dei minori, che passa necessariamente attraverso un’ampia gamma di politiche – dal sostegno al reddito familiare fino all’istruzione e all’inserimento lavorativo dei genitori – e costituisce per la sua rilevanza uno dei pilastri del Social Investment Package.

Il SIP, elaborato dalla Commissione nel 2013, indica infatti tra gli obiettivi prioritari degli Stati Membri nell’ambito della strategia Europa 2020 la lotta alla povertà e all’esclusione sociale dei minori, promuove l’attuazione di un intervento multi-dimensionale e guida i governi al migliore utilizzo dei fondi europei. L’obiettivo dell’Europa è sviluppare una strategia integrata – composta da una combinazione di politiche universali e selettive – basata su tre pilastri: assicurare l’accesso adeguato alle risorse; fornire servizi di qualità a condizioni accessibili; e garantire il diritto dei beneficiari di partecipare alle scelte. Per questo, già nel 2013 la Commissione invitava a rafforzare gli strumenti di governance e monitoraggio dei risultati, e a fare un migliore uso degli strumenti che l’Unione Europea mette a disposizione in collaborazione con gli stakeholder nazionali e locali.

Politiche child-friendly: il report 2013

A circa un anno dall’appello della Commissione per “spezzare il ciclo dello svantaggio” che inizia da bambini e si “trascina” lungo tutto l’arco della vita, lo European Network of Independent Experts on Social Inclusion – un gruppo selezionato di esperti sui temi della povertà ed esclusione sociale che informa e collabora con la Commissione nella definizione delle politiche – ha pubblicato il rapporto annuale che offre una sintesi della situazione dei 28 Stati membri più 6 paesi extra-UE (Macedonia, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Serbia, e Turchia).

Il documento descrive e compara le politiche attuate nei diversi paesi e, come mostra la figura 1, li suddivide in base alla gravità del rischio di povertà minorile. Tra i paesi maggiormente a rischio di povertà ed esclusione sociale per i minori tra 0 e 17 anni (40-52%) troviamo Latvia, Ungheria, Romania e Bulgaria, seguiti da Gran Bretagna, Lituania, Spagna, Croazia, Irlanda, Grecia e Italia, in cui il rischio riguarda dal 31% al 35% dei minori. Si classificano bene – con un rischio medio, tra il 22 e il 30% – Estonia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Slovacchia, Malta, Polonia, Portogallo e Cipro, mentre i “primi della classe”, con bassissimi livelli di rischio di povertà tra i minori, sono Finlandia, Danimarca, Svezia, Olanda, Germania, Repubblica Ceca, Slovenia e Austria.

Essere bambini in Italia

Secondo l’ultimo Atlante dell’Infanzia, la pubblicazione annuale di Save the Children Italia che “fotografa” la condizione dei minori nelle diverse aree del nostro Paese, sono circa 2.5 milioni i bambini e gli adolescenti che, soprattutto nelle regioni del Sud, vivono in condizioni di deprivazione materiale – ma anche culturale, abitativa, educativa, sociale e relazionale – mentre ben un 1 milione vivono in povertà assoluta. Con il 33,8% dei minori fino a 17 anni a rischio di povertà ed esclusione sociale il nostro Paese si colloca all’interno del rapporto della Commissione in una fascia di alta criticità.

Gli esperti del Network riconoscono il tentativo di introdurre nuove politiche per combattere il rischio ma ne imputano la riuscita insoddisfacente alla scarsa integrazione tra gli interventi e alle debolezze nell’implementazione. Il consiglio degli esperti è quello di elaborare target precisi rispetto a povertà ed esclusione sociale a livello nazionale e sub-nazionale, e lavorare per il miglioramento del sistema di monitoraggio delle politiche e dei risultati seguendo un approccio di valutazione dell’impatto sociale poiché – sottolinea il rapporto – il problema risiede non tanto nel riconoscimento giuridico dei diritti dei minori quanto nel loro effettivo rispetto. Sono infine da attenuare le marcate disparità territoriali – regionali e locali – di nazionalità e di genere.

Mentre i paesi a basso e medio rischio sembrano privilegiare politiche di stampo universalistico, nei paesi ad alto e altissimo rischio continuano a prevalere misure selettive. Le politiche a sostegno del benessere dei minori dovrebbero essere ispirarsi all’idea di universalismo progressivo – che prevede che tutti i minori siano sostenuti ma che quelli con bisogni particolari vengano supportati più degli altri – al fine di produrre un’interazione bilanciata tra politiche universali e selettive, specialmente nel tentativo di contrastare i drammatici effetti della crisi economica.

Per quanto riguarda il sostegno al nucleo familiare, e in particolare l’attaccamento dei genitori al mercato del lavoro, l’Italia si colloca sorprendentemente tra i paesi con una percentuale più bassa di minori che vivono in famiglie in cui nessun membro lavora. Con il 6,8% dei minori tra 0 e 17 anni appartenenti a un nucleo familiare senza alcun occupato, l’Italia si “classifica” meglio di paesi come la Francia (7.2%) e la Spagna (12.3%), ma anche la Svezia (10.1%), il Belgio (12.9%) e la Gran Bretagna (16.2%).

Certo si può migliorare, e gli esperti chiamati dall’Europa consigliano una fiscalità più progressiva, la tassazione dei patrimoni e l’abbassamento dei costi del lavoro, in particolare per aumentare le opportunità delle donne nel mercato del lavoro. Integrando poi queste misure con un sistema efficace di sostegno al reddito e maggiore qualità e diffusione dei servizi si favorirebbe una migliore conciliazione tra compiti di cura e oneri lavorativi. Se nell’ambito del work-life balance e dell’ECEC – Early childhood education and care l’Italia ha bisogno di sviluppare servizi facilmente utilizzabili come “one-stop-systems” e che vengano incontro alle reali necessità delle famiglie, il vero tasto dolente è costituito dalla mancanza di un sistema di reddito minimo nazionale, che a sua volta stimolerebbe positivamente lo sviluppo di politiche universali e selettive a livello regionale e locale.

Cosa si può fare?

Possiamo utilizzare meglio le risorse che l’Europa ci mette a disposizione? Secondo gli esperti sì, individuando priorità strategiche e target specifici, elaborando approcci integrati e aumentando la coordinazione orizzontale e verticale, migliorando il monitoraggio e infine coinvolgendo maggiormente i beneficiari e i soggetti e le organizzazioni che li supportano nei territori.

Ecco le “priorità chiave” indicate dal rapporto per il nostro Paese:

  1. introdurre uno schema di reddito minimo capace di stimolare l’intervento regionale sia di stampo universalistico che selettivo, come parte dei sistemi di welfare locale;
  2. riformare la legge sulla cittadinanza in direzione dello jus soli ed eliminare le restrizioni discriminatorie a oggi esistenti;
  3. fare confluire nuove risorse pubbliche in un fondo nazionale dedicato al welfare locale, con l’obiettivo di armonizzare i livelli di qualità dei servizi su tutto il territorio nazionale e di migliorare la gestione dei servizi attraverso un sistema di “one-stop-shops”;
  4. estendere il congedo parentale obbligatorio e introdurre incentivi fiscali a favore dei nuclei mono-genitoriali e del secondo lavoratore in famiglia;
  5. identificare target nazionali e sub-nazionali per gli interventi, supportati da sistemi di monitoraggio efficaci;
  6. riformare la normativa fiscale in direzione di una maggiore progressività nella tassazione, prelievo sui capitali e riduzione del costo del lavoro.

Diversa ma non da meno

Da: Il fatto quotidiano

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Silvia è nata nel 2004 ed è una bambina autistica. Frequenta la scuola primaria con buon profitto, accompagnata da un’insegnante di sostegno, e ha una passione per il disegno. Rigorosamente al computer, come potete vedere nella foto qui sopra. Chiara, sua mamma, ha raccolto le opere della figlia (ne vedete alcune nella fotogallery) sul sito icoloridisilvia.it e ne racconta la vita – le passioni, le gioie, le conquiste, ma anche i momenti più difficili – su una pagina facebook. Oggi, in occasione della Giornata mondiale dell’autismo, scrive per ilfattoquotidiano.it una lettera indirizzata idealmente a un’altra mamma che scopre di avere un bambino autistico. 

Cara mamma di Luca,

il nostro è stato un incontro di cuori. Due madri di ragazzi con autismo, nel mare di mamme di ragazzi normali davanti a scuola: non potevamo non trovarci, ti pare? Al tuo Luca hanno posto la diagnosi da poco e vorrei provare a rispondere alle tue tante domande.

Tu mi chiedi: Silvia è diventata autistica o è nata così? Non lo sapremo mai, temo. Ho sentito troppi pareri discordanti su questo argomento. Io so solo che quando è nata, mia figlia mi ha guardato con degli occhioni incredibili, che sprizzavano furbizia e voglia di vivere. Mangiava poco, faceva sempre di testa sua, odiava esser presa in braccio. Ma sorrideva sempre. A poco meno di due anni il suo sguardo ha cominciato a spegnersi, diventava sempre più isolata. Da allora la girandola di specialisti, esami, ricoveri per valutazione, ci ha trascinato verso un abisso di preoccupazione ed angoscia. La diagnosi di autismo ci è stata comunicata con molto tatto, da un neuropsichiatra che stimiamo. Ma è stato pur sempre un colpo duro

Cos’era l’autismo? Un trafiletto della dispensa per l’esame di psichiatria a Medicina. Il film Rain Man. Null’altro, se non un presagio sinistro, cioè che la nostra vita sarebbe cambiata per sempre. Poi incontrammo Viola, per caso (o no?). Una psicomotricista che si era specializzata con corsi sull’autismo. Con lei abbiamo intrapreso un percorso che con pazienza ha trasformato la nostra piccola selvaggia in una bambina. E così’ è iniziata la nostra rinascita. Grazie a lei e ad educatori specializzati abbiamo scoperto il metodo della Comunicazione aumentativa alternativa, per interagire con lei attraverso immagini. Una modalità che diminuiva molto la sua ansia.

Tu mi chiedi: che cosa posso fare per aiutare mio figlio? Partiamo con lo sfatare una credenza molto radicata: l’autismo non è una malattia. E’ un diverso hardware cerebrale, un diverso modo di percepire la realtà e di elaborare i dati. Ma ti occorre una diagnosi, perché ti servirà per aiutare tuo figlio ad ottenere un adeguato sostegno a scuola, ad impostare un programma educativo e comportamentale che lo aiuti a superare le sue difficoltà, a far valere i suoi diritti anche sul piano degli aiuti economici, che, credimi, non sono scontati, in questo Paese. Io ho dovuto quasi sempre appoggiarmi a strutture private, perché nella zona dove vivo nessuna struttura pubblica fornisce programmi terapeutici efficaci. Ma non tutti possono permetterselo. Quindi contatta un bravo neuropsichiatra.

Come fare a riconoscerlo? E’ una persona che non ti giudica, che ti ascolta, ti valorizza comprendendo che tu sei il libretto di istruzioni per entrare in contatto con lui. E’ di estrema importanza che lo specialista compili una relazione che sottolinei le carenze di tuo figlio. Non temere questo. Purtroppo ha bisogno di ottenere le massime ore possibili di sostegno. E purtroppo non è ancora scontato che riesca ad ottenerle!

Mi chiedevi anche dei farmaci: io so solo che l’autismo non è una psicosi, quindi l’antipsicotico a mia figlia non l’ho mai dato. Sono convinta che alla base della sua iperattività e dei suoi momenti di rabbia distruttiva ci sia un forte disagio, dovuta al fatto di non riuscire a comunicare al meglio. Da medico non escludo l’utilizzo di farmaci che possano aiutarla a contenere la sua ansia. La terapia, se di terapia si può parlare, è di tipo educativo e comportamentale. Un buon centro specializzato in autismo ti potrà aiutare. Fortunatamente ora ce ne sono. Non so se ci sia un metodo migliore di un altro. Spero solo sia finito il tempo della psicoanalisi propinata a bambini di quattro anni ed ai loro poveri genitori, spesso colpevolizzati di essere dei frigoriferi affettivi. Se l’autismo viene individuato precocemente, si dice che si può risalire lo spettro autistico, si può migliorare l’autonomia personale e la comunicazione. Preparati ad affrontare momenti molto duri, a cui forse non ti abituerai mai.

Dovrai spiegare nel minimo dettaglio a Luca ciò che lo aspetta durante la giornata, soprattutto se quel giorno andrà incontro a variazioni del suo programma abituale: in tal modo ridurrai i rischi di una crisi. Prova tu ad essere condotta a destra e a sinistra senza sapere quello che dovrai fare. Un’agenda visiva lo tranquillizzerà e lo farà collaborare meglio. Dovrai prepararti a calmare le sue crisi nei posti più impensati, imparando a sostenere lo sguardo impietosito o infastidito della gente, che non comprende come mai quel bellissimo bambino, all’apparenza assolutamente normale, tocca ogni cosa che vede, non rispetta la fila, si agita per un nonnulla e ad un certo punto si getta per terra urlando e togliendosi i vestiti. Capricci, senza dubbio. No, alterazioni sensoriali: ma come spiegarlo in quei momenti?

Dovrai imparare a gestire le differenze che intercorrono tra Luca e Paolo, suo fratello, come a me è capitato con la mia figlia maggiore Irene. Capirà presto anche lui che non è possibile educare con le stesse modalità un bambino neurotipico e un bambino autistico. Imparerà a nascondersi per giocare ai videogame perché per suo fratello è deleterio, in pochi minuti lo manderebbe in sovraccarico sensoriale, rendendolo irritabile. Imparerà che certi suoni e certe luci Luca non li tollera, così come alcuni odori, per cui Luca spesso vuole mangiare da solo sul divano, mentre Paolo, da bravo bambino educato, deve mangiare a tavola con voi. Forse prima o poi uscirà con la frase “perché non sono autistico anche io?”, per ottenere quella diversa attenzione che riservate, senza volerlo, a suo fratello.

Se “ogni bambino ha il suo cestino”, quello di Paolo e Irene è diventato a poco a poco uno zaino, un po’ pesante da portare, ma che al cui interno, in futuro, troveranno risorse che altri ragazzi non hanno. Ma ti accorgerai, piano piano, che anche un figlio autistico è un regalo. Quale compagno di tuo figlio legge una volta la lezione e la sa? E credimi, la capisce. Mia figlia Silvia attualmente controlla meglio gli stati di ansia che le causavano le crisi, a scuola riesce molto bene con l’aiuto della sua insegnante di sostegno che le fa da guida, ma che ormai sempre più raramente si sostituisce a lei.

Cosa ti posso dire di lei? Silvia ha molte qualità proprio perché è autistica. I suoi disegni ipercolorati sono delle vere carezze per gli occhi. Il suo orecchio musicale assoluto le permette di ricreare al pianoforte delle melodie ascoltate solo poche volte, ed in diverse tonalità. Ha una fantasia sfrenata che le permette di creare racconti incredibili, magari un po’ sconclusionati…ma ha solo dieci anni. Ho aneddoti incredibilmente divertenti che puoi trovare sulla mia pagina Facebook o sul mio sito. Cosa spero per lei per il futuro? Il mio orizzonte si è aperto da quando, anni fa, ho scoperto la figura della dottoressa Temple Grandin, guardando il film sulla sua vita e leggendo alcuni suoi libri.

Temple è un’ingegnere americano, nata negli anni Cinquanta, specializzata in costruzioni di ranch, grazie alla sua capacità di intuire il comportamento animale. Due terzi delle strutture per l’allevamento degli animali negli States sono costruiti seguendo le sue teorie. Temple è autistica. Non un autismo di quelli leggeri, se mai ne esistessero, ma veramente dentro al problema. Ha parlato a cinque anni, si dondolava sulle altalene tutto il giorno. Ma la madre non si è rassegnata a rinchiuderla in un istituto, come era prassi in quel periodo. L’ha mandata a scuola non appena ha capito che lei era “diversa, ma non da meno”. L’ha spronata ad andare al college e all’università. Temple ha sempre combattuto contro i lati negativi del suo autismo, insieme a sua madre e ed un insegnante che l’ha capita e le ha cambiato la vita. Ma riconosce anche che grazie al suo autismo ha un modo di percepire le cose che altri non hanno e che le permette di eccellere nel suo lavoro.

Lei, come ha scritto, non rinuncerebbe ad essere come è. Ho scoperto che molti personaggi famosi della storia sono autistici: lo erano Leonardo, Michelangelo, Einstein, Emily Dickinson, Steve Jobs e tanti altri. Il mondo ha bisogno anche degli autistici, nonostante non sia ancora pronto a valorizzarli. Sono certa però che qualcosa stia cambiando. Mi auguro che per quando il tuo Luca e la mia Silvia saranno adulti, ci sarà un posto nel mondo anche per loro. E che venga riconosciuto il loro valore.

Ti abbraccio forte

Chiara

 

L’istruzione ai tempi della crisi – breve analisi del bilancio dello Stato Italiano

serpentone-brescia2Le iniziative di volontariato, l’entusiasmo personale, l’impegno gratuito e accorato di tanti e tante, persone ed associazioni, che si occupano di infanzia e adolescenza, non possono prescindere dall’istruzione dei ragazzi e dalla loro crescita personale e culturale. L’istruzione scolastica è un pilastro fondamentale di questa crescita e proprio da questo presupposto nasce l’idea di fare “le pulci” al bilancio dello stato, per comprendere da vicino e senza propagande le risorse del sistema scolastico.

Dal 2010 fino al 2013 (tabella 1.1) sono stati tagliati complessivamente 3 miliardi 673 milioni e 261 mila euro: i maggiori tagli sono avvenuti nel 2011 con una diminuzione della spesa complessiva di 2 miliardi 190 milioni e 369 mila euro.

Entrando nel merito delle voci di spesa, si nota subito il pesante taglio di 134 milioni 194 mila euro per quanto riguarda l’istruzione prescolastica (fondamentalmente scuola dell’infanzia), e qui tutti si ricorderanno degli annunci continui sugli investimenti per gli asili e le scuole dell’infanzia, degli impegni solenni di qualsiasi politico, dalle elezioni comunali a quelle nazionali: il dato in definitiva, dimostra che complessivamente gli investimenti sono in diminuzione.

Un altro dato inquietante è la voce di spesa per il diritto all’istruzione, spesa che dovrebbe servire ad includere ed integrare nel percorso scolastico le fasce povere della popolazione con sussidi e agevolazioni. Questa voce nel 2011 è stata tagliata del 71,8% passando da 117 milioni a circa 33 milioni di euro per poi rimanere stabile nel 2012 ed essere tagliata ulteriormente nel 2013 arrivando a quasi 19 milioni. Il dato tende a prendere una piega quasi classista se confrontato invece con la spesa per le “istituzioni scolastiche non statali” (le scuole private), che pur subendo un taglio del 31,4% nel 2011, rimangono, in termini assoluti, grandemente finanziate: 410 milioni d’euro nel 2010 e 281 milioni dopo i tagli del 2011; confrontata con la spesa per il diritto all’istruzione nel 2013 si tratta di una cifra del 215% maggiore.

Pur essendo consapevoli che questi sono solo spunti di riflessione e che lo Stato ha bisogno di una razionalizzazione, non ci sembra una politica intelligente tagliare fondi ad un sistema scolastico già pesantemente provato e, ad esempio, intaccare pochissimo il bilancio complessivo a disposizione della macchina militare. Seppur con variazioni durante questi anni, salta all’occhio la fondamentale invarianza di capitale a disposizione della difesa: 18 miliardi e 575 milioni di euro all’inizio nel 2010 e 18 miliardi 567 milioni nel 2013. (tabella 1.2)

Oltre ad essere consapevoli che il taglio dei fondi determina difficoltà ad un sistema già in sofferenza, esso tende a moltiplicare in maniera esponenziale le difficoltà di insegnanti e genitori, continua a vedere alunni costretti a portarsi la carta igienica da casa, scuole che impongono il pagamento di tasse non obbligatorie sia per inerzia dei presidi che per necessità. Ci chiediamo allora, se davvero sia questo il modo di recuperare risorse per lo stato, se non sia più giusto diminuire un’ odiosa spesa militare in un paese che ripudia la guerra ma continua a tagliare il futuro dei nostri figli.

Lorenzo Moscariello

Tabella 1.1
istruzione

Tabella 1.2
difesa 2

TAGLIATO IL 22% DEL FONDO NAZIONALE INFANZIA E ADOLESCENZA – DICEMBRE 2013

forbiciNATALE 2013: QUESTO E’ STATO IL REGALO DEL GOVERNO LETTA E DEL PARLAMENTO AI BAMBINI
La Legge di Stabilità 2014/2016 taglia del 22% il Fondo Nazionale Infanzia e Adolescenza per il 2014 e di quasi il 30% per il 2015 e il 2016.

Il Fondo Nazionale Infanzia e Adolescenza, di 44 Milioni nel 2009, è stato tagliato a 40 Milioni nel 2010/2011 e portato a 39 Milioni nella Legge di Stabilità 2013/2015; nonostante la legge fosse triennale e quindi non si sarebbero dovute prevedere variazioni fino al 2015, quest’anno il Governo ha proposto di tagliare ancora queste risorse per i bambini e i ragazzi, risorse che – lo ricordiamo – vanno alle 15 maggiori città italiane; il Parlamento ha accettato, prevedendo solo 2 milioni a riduzione del taglio nel passaggio alla Camera, ma solo per il 2014.

Si tratta di risorse che finanziano l’aggregazione sociale, i servizi sociali ed educativi, gli spazi per mamme e bambini, la tutela dei diritti e tutto quanto compreso nella Legge 285/97. Questa riduzione così forte inciderà in modo significativo sui bilanci dei Comuni, di fatto cancellando attività importanti che si svolgono in prevalenza nelle periferie, con gli adolescenti e i bambini piccoli, sulle strade; produrranno anche perdita di posti di lavoro, specialmente per giovani, aggiungendo danno a danno.

Questo taglio di risorse si somma alla completa mancanza di strategia del nostro Paese nelle politiche minorili, per la tutela e la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, per la famiglia; non è stato infatti finanziato negli scorsi anni il Piano Nazionale Infanzia e Adolescenza, non è stato rifinanziato il Fondo per i Nidi, è stato tagliato il Fondo Nazionale per lo Politiche Sociali e le risorse per le politiche per la famiglia sono da anni ferme a cifre irrisorie. Stiamo ancora aspettando i “Livelli Essenziali”, di cui si parla da più di 10 anni e che dovevano supplire al primo grande taglio avvenuto nel 2003, quando il 70% del Fondo per l’Infanzia andò alle Regioni (per poi scomparire).
In 10 anni lo Stato Italiano ha cancellato l’80% del Fondo Nazionale Infanzia e Adolescenza!

Arciragazzi e Arci sono impegnate oggi più che mai nella denuncia di queste scelte, che sono ingiuste e contrarie allo sforzo di tutti per far tornare a crescere il nostro Paese. Investire sui bambini e sui ragazzi deve tornare ad essere una priorità!

Dal sito Arciragazzi

Conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza

Immagine1BARI – Un’affluenza ben oltre le aspettative (più di mille iscritti) per un evento organizzato con un po’ di fretta e tra un governo e l’altro. E in sala e nei corridoi un clima tutto sommato positivo, con gli operatori disponibili a dare credito alle parole del neo ministro del Welfare Giuliano Poletti (“da qui parte una nuova stagione di politiche per l’infanzia”), ma non certo a fare sconti.

La Conferenza nazionale sull’Infanzia e l’adolescenza è cominciata questa mattina a Bari (domani le conclusioni) in un’atmosfera di grande attenzione e aspettativa. Si attendeva l’annuncio della ricostituzione dell’Osservatorio nazionale e del conseguente nuovo piano nazionale in materia, e l’annuncio è arrivato. Ci sarà ora da aspettare i fatti e vedere se il titolo della conferenza – “Investire sull’infanzia” – verrà riempito di contenuti effettivi.

Come ha ribadito la rete “Batti il cinque”, formata dalle più importanti associazioni, l’investimento sui più piccoli è infatti non solo vantaggioso anche economicamente, come dimostrano ormai vari esempi in tutto il mondo (a cominciare dall’America di Obama, come ha spiegato la vicepresidente della Commissione parlamentare Infanzia, Sandra Zampa). Ma è anche urgentissimo per evitare un aggravamento irreversibile delle situazioni di povertà in cui sono coinvolti i minori. I dati elaborati da Linda Laura Sabbadini dell’Istat, a questo proposito, oltre a sottolineare la cifra di 1 milione e 58 mila minori in povertà assoluta, testimoniano un aggravamento del fenomeno non solo nelle fasce svantaggiate “classiche” (disoccupati e famiglie del Sud), ma anche in quelle fino ad oggi relativamente protette: le famiglie del nord e quelle con i figli molto piccoli (segno che anche i nuclei formati da immigrati cominciano a cedere).

E allora, ha ribadito la rete “Batti il cinque”, quello che serve è un nuovo “patto sociale” a cui attenersi, “un segno forte e coraggioso di discontinuità con le politiche precedenti”, per garantire “universalismo e giustizia sociale” nelle politiche a favore dei minori, rinunciando alla “menzogna reiterata dell’assenza di risorse”, “investendo nei bambini per rompere il circolo vizioso dello svantaggio”.

“E non bastano i fondi per la sola edilizia scolastica – ha aggiunto la coordinatrice degli assessori regionali alle politiche sociali Lorena Rambaudi – e nemmeno serve costituire un fondo per l’infanzia per poi non destinare nemmeno un euro agli asili nido”. Per i bambini insomma, non c’è solo la scuola dell’obbligo, serve una politica razionale che tenga conto delle diverse dimensioni della cresciuta e delle implicazioni familiari.

Nel corso della conferenza sono state poi fornite le nuove cifre del Centro nazionale di documentazione e analisi sull’infanzia e l’adolescenza sui quasi 30 mila minori fuori dalla famiglia. In comunità e in affido ci sono oggi 1.900 minori (quasi la metà sotto i 5 anni) che hanno il decreto di adottabilità, ma sono in attesa di essere adottati davvero, un dato sorprendente a fronte delle difficoltà in cui si agitano le adozioni internazionali. E un altro numero allarmante, che si ricollega ai dati forniti dall’Istat – riguarda la percentuale dei minori fuori dalla famiglia: oltre uno su tre è stato accolto anche o solo a causa della condizione di povertà in cui versava il suo nucleo familiare.

Articolo di Redattore Sociale

Ci presentiamo

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Chi siamo

L’Arciragazzi Salerno opera dal 1991, associando bambini, adolescenti e giovani sulla base di una visione educativa che si fonda sull’autonomia, la ludicità, la creatività e la responsabilità.
Nel territorio cittadino può vantare la presenza di due centri di aggregazione socio-educativi e di attività ludica: si tratta di “Ludopia” (con due sedi, in corso Garibaldi 143 e in via De Marsico, entrambi al centro della città) di “Gatto con gli stivali” (situato in via Raffaele Di Palo, nel Quartiere Italia).

Ludopia”, il più  “antico” dei punti di incontro Arciragazzi, rivolge la sua attività a decine e decine di momenti ludici, coinvolgendo anche adulti, frequentatori storici dei circoli Arciragazzi. Dal 2001 “Ludopia” è inoltre presente come centro di attività ludica rivolto specialmente a bambini ed adolescenti, con una ulteriore sede dedicata situata in via De Marsico, in pieno centro della città.
Il Centro di aggregazione, aperto cinque giorni la settimana, coinvolge decine di bambini e adolescenti residenti nel quartiere Centro e nelle altre zone della città con attività quali:

–    Laboratori di disegno;
–    Laboratorio manipolativo;
–    Laboratori di burattini e recitazione;
–    Corsi di scacchi;
–    Navigazione assistita in Internet;
–    Giochi da tavoliere (logico-matematici, di simulazione, di parole,
deduttivi, ad informazione perfetta, ecc.);

–    Biblioteca di fantascienza, fantasy e letteratura gialla;
–    Emeroteca;
–    Altre attività di socializzazione.

Negli ultimi anni, alle attività ludico-educative si è aggiunta uno Sportello “Diritti ed opportunità” che svolge un’attività di informazione ed orientamento, rivolta principalmente ad adolescenti e giovani, tramite:

–    Informazioni ed accompagnamento a giovani ed enti del Terzo Settore su Servizio Civile Nazionale, Servizio Civile all’Estero, Servizio Volontario Europeo, scambi internazionali;
–    Informazioni e piccole consulenze ai cittadini su opportunità e diritti previsti da leggi e regolamenti nazionali, regionali e comunali;
–    Navigazione assistita in internet.

 

Lo sportello è attivo dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 17.

Il Centro di Aggregazione “Gatto con gli Stivali” opera, invece, nella zona orientale della città, nel Quartiere Italia. Nato nel 1995 come centro rivolto principalmente a ragazzi e giovani, ha progressivamente caratterizzato la sua presenza sul territorio con iniziative capaci di coinvolgere bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni. A partire dal 1998, alle attività già consolidate si è aggiunta quella di studio assistito, che coinvolge ragazzi e famiglie residenti nei quartieri periferici della zona orientale della città, in cui sono particolarmente sentiti problemi di inserimento sociale ed abbandono scolastico.

L’attività della “Gatto con gli Stivali” si sviluppa su cinque giorni la settimana, con attività che prevedono la scansione della giornata in due tempi, uno per lo studio assistito e l’altro per attività educative ed animative quali :

–    Giochi di logica, carte e scacchi;
–    Attività sportivi;
–    Giochi da tavolo;
–    Laboratorio teatrale e cinematografico;
–    Laboratorio di esperimenti scientifici;
–    Attività espressive;
–    Laboratori ludici;
–    Art Attack;
–    Proiezioni (microcineforum);
–    Laboratorio informatico e navigazione assistita in Internet;
–    Attività all’aria aperta;
–    Feste, incontri e altre attività di socializzazione.

Di notevole rilevanza educativa, infine, sono le attività svolte al di fuori della sede, quali:

–    uscite, gite e incontri, quali, ad esempio, le giornate nelle oasi di Legambiente (2009- 2010-2011-2012-2013);
–    attività di balneazione (2009- 2010-2011-2012-2013);
–    tornei di calcio tra i centri di aggregazione di Salerno (2009-2010-2011-2012-2013);
–    scambi laboratoriali con altri centri di aggregazione (gennaio – aprile 2010);
–    visita ai presepi, alle installazioni luminose e al “Giardino incantato” (periodo natalizio 2011-2012);
–    torneo di freccette con l’Associazione Stella (maggio 2011 – maggio 2012);
–    visita di una delegazione di giocatori della Salernitana al centro di aggregazione (novembre 2012);
–    partecipazione all’iniziativa “spiagge e fondali puliti” con il Centro Servizi per il Volontariato Sodalis (giugno 2013).

Oltre alle attività dei centri, Arciragazzi ha dato vita nel corso degli anni a numerose iniziative di carattere trasversale e di durata continuativa:
Da oltre venti anni, e prima che le stesse strutture pubbliche avviassero un’attività del genere, Arciragazzi Salerno ha svolto quotidianamente un servizio informativo relativo al servizio civile ed all’obiezione di coscienza al servizio militare, prestando consulenza assolutamente gratuita sulle modalità di formulazione della domanda, su eventuali esoneri, ed altro.

Di particolare rilievo è la collaborazione, iniziata nel 1999, con il Tribunale dei Minori, che si estrinseca in progetti finalizzati al recupero di ragazzi “messi in prova”.
Fin dalle proprie origini Arciragazzi collabora con il Circolo scacchistico “Giovanni Ongarelli” organizzando tornei di scacchi e coinvolgendo anche i ragazzi dei centri di aggregazione.
Numerose sono le attività internazionali organizzate nell’ambito delle iniziative comunitarie “Gioventù per l’Europa”, successivamente sfociate nelle Azioni dei programmi “Gioventù” (2001-2007) e “Gioventù in azione” (2007-2013).

L’Arciragazzi Salerno partecipa sin dal 2001 (con il primo progetto sperimentale intitolato “Girotondo”), al Servizio Civile Nazionale ai sensi della L. 64/2001, impiegando i volontari nei vari centri affiliati in tutta la provincia di Salerno. Fino a tutto il 2012, con oltre 50 volontari impiegati ogni anno esclusivamente nei propri centri, Arciragazzi Salerno è sempre stata tra le più grandi sedi di Servizio Civile d’Italia.

Dal 2007 al 2009 l’Arciragazzi ha aderito al progetto Allegr@mente in collaborazione con altre associazioni del territorio salernitano; finanziato dal Comune di Salerno, il progetto ha coinvolto bambini e adolescenti che per tutte le estati sono stati ospitati nella struttura turistica “Il Quadrifoglio”, dove avevano a disposizione un’intera area della spiaggia attrezzata, nonchè dei campetti per attività sportive e spazi liberi per laboratori di danza.
Da Luglio a Ottobre 2009 è stato realizzato il progetto “AMICUS”, svolto in collaborazione con Arci Servizio Civile Nazionale e con l’associazione francese “Unis-cité”, un progetto pilota che ha visto la partecipazione di 6 volontarie di nazionalità francese impegnate in diverse attività di volontariato realizzate presso l’associazione.

Il progetto “AMICUS” 2010 svoltosi da luglio a ottobre 2010 è stato la prosecuzione di quello iniziato l’anno precedente ed ha interessato altre 6 volontarie francesi.
Nell’ aprile 2010 l’Arciragazzi Salerno è stata protagonista di un servizio televisivo fatto da alcuni operatori dell’emittente televisiva France 3. Attraverso una visita in loco delle nostre sedi, il servizio aveva lo scopo di raccontare al pubblico d’oltralpe lo stato del volontariato italiano e in particolare del territorio salernitano.

Nel mese di maggio 2010 l’associazione ha partecipato al progetto “Archimede”, fornendo supporto all’organizzazione del tirocinio e dei laboratori per l’inserimento lavorativo dei giovani presso le aziende del territorio salernitano.
Nel novembre 2010 l’associazione ha partecipato all’ “Expo scuola” attraverso il laboratorio denominato “Logicamente”. Gli incontri hanno previsto la realizzazione di laboratori ludico-ricreativi.

Nel mese di aprile 2011 l’associazione ha partecipato alla realizzazione delle attività durante i festeggiamenti per il trentennale dalla fondazione dell’Arciragazzi. L’incontro è stato realizzato a Napoli e ha visto la partecipazione di quasi tutti i circoli Arciragazzi presenti sul territorio nazionale. Diverse e variegate sono state le attività, i giochi e gli eventi realizzati che hanno visto l’interazione interessata da parte della cittadinanza intervenuta.
Nel 2011, grazie al contributo della Fondazione di Comunità Salernitana, è stato possibile realizzare il progetto denominato “Libertà e Partecipazione”. Il progetto ha previsto la realizzazione di incontri tematici e la creazione di uno sportello permanente allo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche del mondo del volontariato salernitano.
Nel 2012 sono stati avviati dei laboratori sperimentali di formazione avanzata per volontari ed operatori, culminati in una serie di incontri e seminari di approfondimento di temi legati all’integrazione, alla diversità, alla lotta al razzismo.

Arciragazzi Salerno è infine:

–    membro dell’Albo regionale degli organismi per la pace e i diritti umani;
–    socio fondatore e componente degli organismi dirigenti di Sodalis – Centro Servizi al Volontariato della provincia di Salerno;
–    membro del tavolo di concertazione delle politiche sociali del Comune di Salerno;
–    socio fondatore del Forum Provinciale del Terzo Settore;
–    socio fondatore di Arci Servizio Civile Salerno.